venerdì 19 novembre 2021

Chi è il mostro? - Racconto all'interno dell'antologia "Solo andata Transilvania"

Correva l'anno 2016, era febbraio e curiosando in rete alla ricerca di concorsi letterari con cui misurarmi per verificare le mie effettive doti di scrittore in erba, mi imbatto in un sito chiamato "Transilvania Project". Apro la pagina web e all'interno trovo un simpatico concorso, il "Concorso Transilvania" appunto.

Vampiri e Transilvania sono soggetti stra-abusati, ormai ben impressi nell'immaginario comune con precise caratteristiche e altrettanti peculiari cliché (i vampiri di Twilight, per quanto mi riguarda, non sono vampiri e pertanto non rientrano in tale categoria). La richiesta di chi organizzava questo concorso invece era proprio quella di tirare fuori qualcosa di nuovo dal cilindro, di prendere i tratti caratteristici dell'ambientazione vampiresca in Transilvania e di piegarli, plasmarli, ampliarli, distorcerli senza romperli, e scrivere quindi un racconto che potesse offrire ancora originalità a un genere apparentemente scontato.

Il premio per coloro che sarebbero stati selezionati sarebbe stato la pubblicazione in formato elettronico del proprio racconto. Fra la giuria si potevano annoverare anche scrittori italiani affermati quali Luca Tarenzi e Aislinn.

Bella sfida, ci sto! Questo mi son detto e allora ho provato. A  luglio 2016 uscirono i risultati con i finalisti del concorso, ovvero quelli i cui racconti sarebbero andati a far parte dell'antologia e, sorpresona, il mio nome era in quell'elenco di nove autori.

Qualcuno di voi si chiederà, ma se il bando era del 2016 e il tuo racconto è stato preso e pubblicato all'epoca, perché ce ne parli ora?

Ecco, in realtà le cose sono andate molto più alle lunghe di quanto si possa pensare. Per una lunga serie di ragioni che non sto qui a riportare, l'antologia di racconti ha visto la luce solo quest'anno, nel 2021, ed è finalmente stata resa pubblica e scaricabile (gratuitamente) il 23 ottobre, con il nome "Solo Andata Transilvania".

Cliccate sull'immagine per avere
tutte le informazioni circa il download
GRATUITO dell'antologia

Detto ciò, lasciatemi spendere due parole sull'antologia e sul mio racconto in particolare.
La raccolta è composta da nove racconti, tutti davvero validi, si può vedere come la curatrice del progetto (Erica la Leggivendola) abbia avuto una particolare e meticolosa attenzione per far sì che il prodotto potesse rendere al massimo delle sue possibilità. Io stesso sono stato contattato da lei più volte per rivedere insieme il mio racconto, confrontandoci per migliorarlo e valorizzarlo, ed è stata un'esperienza che mi ha fatto crescere molto come scrittore. Devo dire che a oggi, rileggendolo, cambierei alcune cose, soprattutto nella forma (all'epoca tendevo a usare molti più avverbi di quanti ne usi adesso) però non posso lamentarmi del risultato.
I racconti sono scollegati fra loro ma ugualmente legati l'uno all'altro da un filo invisibile che li attraversa silenzioso senza essere invadente e che ricorda costantemente da dove si è partiti, ovvero dall'idea di creare qualcosa di originale sulla Transilvania. E penso proprio che ci siamo riusciti.
Se volete saperne di più potete trovare informazioni QUI e QUI.
Per quel che riguarda il mio racconto, "Chi è il mostro?" (che per un banale errore di stampa sulla quarta di copertina riporta il mio nome vero, mentre all'interno riporta lo pseudonimo), per non svelare troppo posso solo dire che la mia idea è stata quella di giocare con l'ambientazione più caratteristica della Transilvania, coi suoi luoghi comuni, per far camminare il lettore su un sentiero che pensa di conoscere bene, eppure...
Ah, nel racconto ho anche inserito una velata citazione a "Frankenstein Junior", chi la coglie è bravo!

Be', direi che a questo punto non mi resta che invitarvi caldamente a scaricare l'antologia "Solo Andata Transilvania" e di augurarvi buona lettura.


sabato 20 marzo 2021

3 fenomeni fantastici moderni dei Sibillini

Animali leggendari, entità sovrannaturali e pozioni magiche, sembrano tutte cose appartenenti al regno della fantasia o ai vecchi racconti della mitologia e del folclore.
Effettivamente è così, ma è curioso constatare come sui Monti Sibillini, che in passato sono stati per eccellenza terre di fate, maghi, streghe, cavalieri e negromanti, anche negli ultimi anni si siano verificati alcuni episodi che hanno quell'inebriante sapore di mistero e magia.

Locandina 2018 di Fiastra Fantasy Keemar
Manifestazione fantasy dei Monti Sibillini

Diciamocela tutta, senza che vi prenda in giro, le cose di cui sto per parlarvi sono fenomeni naturali che si spiegano facilmente in maniera razionale, tuttavia è innegabile che essendo legati al territorio dei Sibillini essi acquisiscono un fascino tutto particolare, tanto che chi crede nelle favole qui può trovare campo libero per lasciar correre a briglie sciolte la propria fantasia.

Bando alle ciance, ecco i tre fenomeni fantastici moderni dei Sibillini:


L'UNICORNO
Nel luglio del 2017 è stato ripreso da alcune videotrappole poste fra i boschi delle montagne dei Sibillini uno dei più classici animali del mondo fantastico. Si è trattato di un drago, un grifone, un pesce con tre occhi? No cari miei, il protagonista è stato un unicorno.
E siccome l'unicorno dei Sibillini vuole distinguersi dalla classica rappresentazione di cavallo bianco col corno dorato che vomita arcobaleni, quest'esemplare ha scelto le più rustiche ma non meno nobili sembianze di un capriolo, ovviamente però dotato di un unico corno a punta. Eccovi qua la sua immagine più famosa tratta dalla videotrappola:

(fermo immagine dal video di Giuseppe Chiavari)

Gli unici caprioli dotati di corna (anche se è più corretto chiamarle palchi) sono i maschi, i quali le rinnovano ogni anno, perdendole fra ottobre e dicembre per poi vederle ricrescere col finire dell'inverno.
Chissà se questo unicorno perde stagionalmente la sua fantastica cuspide e, se sì, chissà che potere magico dona al fortunato che riesce a trovarla.


L'URLO DELLA SIBILLA
Sempre a luglio, ma questa volta nel 2015, un gruppo chiamato "The X plan" formato da tre ragazzi in cerca di misteri, durante un'escursione sul Monte Sibilla ha scattato una foto della montagna che avevano di fronte, ovvero il Monte Priora detto anche Pizzo della Regina.
Questi ragazzi cercavano un segno della presenza della leggendaria regina delle fate chiamata Sibilla, la più famosa fra le figure mitiche che caratterizzano il folclore della zona (è appunto da questa Sibilla che prende il nome il monte nel quale si dice essa dimori e per estensione è sempre da lei che deriva il nome dell'intera catena montuosa).
Era quasi il tramonto quando la luce del sole, ormai bassa, ha disteso alcune ombre per disegnare un profilo proprio davanti agli occhi di quei ragazzi.
E d'improvviso eccolo lì, di fronte a loro, proiettato sui pendii del Pizzo della Regina, la sagoma del volto della Sibilla, maga onnisciente e regina del suo regno fatato. Un volto che urla, forse per sgridare gli uomini che vivono sopra la terra per come stanno pian piano rovinando questo pianeta.

Foto di "The X plan"
Foto di "The X plan"
 
Un'apparizione durata solo pochi minuti, dovuta a particolari condizioni che si ripetono molto di rado, ma che è rimasta impressa per sempre negli occhi dei moderni sognatori.


L'ELISIR (o meglio il menù) DI LUNGA VITA
Uno dei paesi che vive all'ombra dei Monti Sibillini è Comunanza, in provincia di Ascoli Piceno, a ragione dichiarato il "Paese della longevità". Già perché nonostante la sua popolazione sia composta solo da 3200 abitanti, la cittadina possiede un numero di anziani belli arzilli, di cui alcuni oltre i 100 anni, incredibilmente superiore alla media nazionale.
 
Articoli di giornale
da discovermarche.wordpress.com
Articoli di giornale
da discovermarche.wordpress.com
 

Nel 2011 vi era addirittura una ultracentenaria, Santina Gennari, di ben 112 anni. In quell'anno lei e altre due giovincelle, sua sorella Carolina Gennari di 104 anni e l'amica Antonia Eusebi di 101, hanno svelato il segreto di lunga vita che ha permesso loro di attraversare un intero secolo.
Incantesimi, pozioni, elisir? Più o meno. Si tratta di cibo magico, un menù di lunga vita composto da risorse gastronomiche del territorio e preparato con tecniche culinarie locali.
Alcune portate hanno un nome che assomiglia più a una formula magica che a una pietanza, perciò come ogni bella magia è meglio che non vi sveli cosa c'è dietro, o in questo caso cosa c'è nella ricetta. Se siete curiosi potete informarvi da soli, magari recandovi sul posto (appena le restrizioni dovute al corona virus lo permetteranno) e assaggiando questi piatti.

Il menù delle ultracentenarie
da discovermarche.wordpress.com

In sostanza, se tanto vuoi campare, i prodotti locali (dei Sibillini) devi mangiare.
A pensarci bene, dei 3 fenomeni fantastici moderni qui descritti, questo della longevità ben al di sopra della media è forse l'unico che la scienza non è ancora riuscito a spiegare del tutto.
Che l'atmosfera magica dei Sibillini ci abbia messo davvero lo zampino?



mercoledì 7 ottobre 2020

Il chirocefalo infuriato, poesia dialettale in ottave

 L'estate 2020 è da poco conclusa e, complice il periodo post-quarantena da Covid-19, è stata caratterizzata da un massiccio via-vai di turisti nelle aree montane, diffuso in tutta Italia.

I Monti Sibillini, data la loro straordinaria bellezza, ovviamente non sono stati da meno e hanno visto circolare per le loro terre una quantità smisuratamente spropositata di visitatori.

Carovane su carovane di auto alla spettacolare Fioritura
del Pian Grande di Castelluccio di Norcia - immagine tratta da tuttoggi.info

A detta degli abitanti del luogo, a memoria d'uomo, non si sono mai viste così tante persone nei mesi di luglio e agosto e ancora adesso, anche se siamo arrivati a ottobre, le temperature sono calate e il cielo è spesso piovoso, i turisti continuano ad affollare le mete montane dell'appennino umbro-marchigiano.

Se da una parte è un gran bene per l'economia delle zone, che negli ultimi anni ha avuto un tracollo mortale soprattutto a seguito dei terremoti del 2016, dall'altra questa fiumana di gente ha portato con sé anche la maleducazione e la mancanza di rispetto tipico delle grandi masse cafone (immondizia buttata in giro per le strade, per i boschi e per le montagne, schiamazzi e urla da circo senza rispetto di chi sta attorno, osservanza delle regole di igiene anticovid pari a zero, osservanza dei regolamenti comunali e del parco nazionale sulla corretta fruizione dei luoghi montani pari a zero, imbrattamento di muri cittadini e scogli montani, ecc...)

A esprimere un'opinione su questi comportamenti incivili lascio che sia un animale simbolo dei Monti Sibillini: il Chirocefalo del Marchesoni

Chirocephalus marchesonii - immagine tratta da Wikipedia

Questo piccolo crostaceo, grande appena qualche millimetro, è un animale endemico del Lago di Pilato sul Monte Vettore dei Sibillini, ovvero in tutto il mondo si trova solo lì. (Un accenno sul Lago di Pilato e la sua leggenda l'ho fatto in questo POST). Ovviamente, vista la sua unicità è una specie protetta e per tal motivo vigono delle regole riguardo ciò che è consentito fare e cosa non è concesso al visitatore che si reca a questo laghetto glaciale posto a circa 1940m di quota.

Regole che dovrebbero essere rispettate da tutti e che invece, soprattutto durante questa estate dove in montagna oltre ai turisti rispettosi sono saliti cani e porci, purtroppo sono state spesso volutamente ignorate.

Ecco perciò una pepata poesia in ottava rima (ovvero la tipica metrica dei poeti-pastori dei Sibillini), proferita direttamente dalla bocca del nostro chirocefalo.

Lu chirocefalu 'ncazzatu

Sarve a tutti, me presendo,
so' lu Chirocefalu Marchesoni
e mo' ve dico, co' sendimendu,
che me so rutto li cojoni
che ogni jornu, ogni momendu,
me 'rria su sti casciaroni
quassù lu Lago de Pilato
che je pare de stà a lu mercatu.

Ma a sta jende je piaceria
se 'nnassi là a casa loro
co' tutti quanti l'amici mia
lucchenno forte tutti in coro
manco fosse Pasquella Epifania
e po' a faje pure lu bel lavoru
de buttà in giro la monnezza
e lasciaje casa 'na schifezza.

In montagna ce vo' rispetto
pe' 'gni pianda e animale,
'sto paradisu va protettu
da 'gnicò je po' fa male.
Se v'é chiaru stu concettu
venete pure quanno ve pare,
se sete educati, velli o vrutti,
li Sibillini adé pe' tutti.

Il chirocefalo infuriato

Salve a tutti, mi presento,
sono il Chirocefalo Marchesoni
e ora vi dico, con sentimento,
che mi sono rotto i cogli*ni
che ogni giorno, ogni momento
mi arrivano questi chiassosi
quassù al Lago di Pilato
come se fossero al mercato.

Ma a questa gente piacerebbe
se andassi là a casa loro
con tutti quanti i miei amici
urlando forte tutti in coro
come se fosse la Pasquella di Epifania
(costumanza marchigiana in cui persone in strada eseguono canti tipici di Natale in cambio di offerte)
e poi fargli pure il bel lavoro
di battargli in giro l'immondizia
e lasciargli casa una schifezza.

In montagna ci vuole rispetto
per ogni pianta e animale,
questo paradiso va protetto
da ogni cosa possa fargli male.
Se vi è chiaro questo concetto
venite pure quando vi pare,
se siete educati, belli o brutti,
i Sibillini sono per tutti.

di M. N. Blackbeard

I chirocefali nella loro monumentale esiguità - immagine tratta da acquarofiliaitalia.it


giovedì 28 novembre 2019

Racconto - Abbiamo un contratto mazzamurello

È con gioia che vi presento il mio racconto dal titolo "Abbiamo un contratto mazzamurello".
Per chi non è marchigiano (e forse anche per qualcuno che lo è) il termine mazzamurello può sembrare una parolaccia, perciò mi sembra doveroso spiegare in poche parole ciò di cui sto parlando.

I mazzamurelli sono delle figure del folclore marchigiano e dei Monti Sibillini. Si tratta di una sorta di spiritelli o folletti, assimilabili ai leprecauni irlandesi, che vivono nei boschi e si divertono a fare dispetti come spostare o nascondere gli oggetti nelle case altrui. Non si hanno delle descrizioni specifiche del loro aspetto, si sa solo che sono piccoli e particolarmente sfuggenti.

Foto scattata durante l'avvistamento di un mazzamurello in un bosco.
Come? Non lo vedete? Ve l'ho detto che sono sfuggenti

A differenza delle altre figure del piccolo popolo (ovvero delle figure fantastiche) il mazzamurello ha una caratteristica peculiare e cioè quella di battere contro i muri delle case con una mazza. Da qui, secondo alcuni, il loro nome: mazzamurelli.
Vi è mai capitato di sentire alcuni colpi in casa senza un motivo apparente e senza capirne la provenienza? Se sì, quello potrebbe essere il segno della presenza di un mazzamurello.

Date retta al mazzamurello, se lo contrariate al posto
dei muri potrebbe colpirvi la capoccia!
Oltre al mazzamurello, l'altra cosa che voglio accennarvi è che in questo racconto si può respirare un po' l'atmosfera della vita rurale che si aveva nelle Marche fino a una sessantina di anni fa.
Mi piacciono particolarmente queste storie del passato marchigiano e trovo stupendo ripensare a quello spirito di adattamento, di sacrificio e fatica che contraddistingueva le persone a quel tempo, dove anche se non si aveva niente bastava un sorriso e si aveva tutto.
Non sto facendo un discorso del tipo "si stava meglio quando si stava peggio", ma semplicemente reputo importante conoscere come vivevamo e cosa facevamo fino a non molti anni fa e quali erano le nostre abitudini e le nostre credenze, per ricordare e fare tesoro di tutto ciò che di buono ci hanno lasciato le persone che hanno vissuto in quell'epoca e cercare di riproporlo a modo nostro nella nostra vita moderna, per trasmettere qualcosa di ancor più buono alle generazioni future.
Ecco, con questo spirito semplice ho scritto il racconto che vi propongo, che spero possa piacervi quanto a me è piaciuto scriverlo.

pagina casa editrice
Giusto per la cronaca, concludo l'introduzione dicendovi che con questo racconto ho partecipato al concorso "Racconti marchigiani 2019", indetto da Historica Edizioni. Il racconto è piaciuto (YUHU!!!) ed è stato scelto per far parte dell'antologia Racconti Marchigiani 2019, di cui vi incollo qui di fianco l'immagine della copertina. (Se ci cliccate sopra potete accedere direttamente allo store della casa editrice e acquistare il libro alla cifra di €20,00 + €2,00 di spese di spedizione).
Vi dico solo che la presentazione del libro c'è stata domenica scorsa e in questi 3 giorni, quando ho avuto un attimo di tempo, ho letto qualcuno degli altri racconti (in tutto sono più di 60). A mio modesto avviso alcuni sono davvero belli, altri carini, altri un po' meno. Di certo ce ne sono per tutti i gusti: dal giallo, al fantastico, al racconto storico, alla favola, al contemporaneo. Un pot-pourri di generi e stili che può piacere come può dar fastidio. Se siete curiosi compratelo pure, alla fine ne vale comunque la pena.
Se invece siete interessati solamente al mio racconto, visto che i diritti dello stesso sono rimasti a me, potete leggerlo gratuitamente on line grazie al link qui sotto:

(cliccate sul link per aprirlo)

Se invece non siete interessati neanche al mio racconto, allora che fate qui? Pussate via, sciò!

mercoledì 17 aprile 2019

Poesia - La terra del nobile uomo

Tempo fa ho scritto una poesia.
Metto subito le mani avanti, non mi reputo un vero poeta, né un cultore del genere, anzi, a dirla tutta ho odiato la mia maestra delle elementari che mi faceva imparare a memoria pagine e pagine di poesie senza che ne capissi il senso.
Accidenti a te maestra Angela!
Il rapporto con le poesie è un po' migliorato nel tempo, quando mi sono capitati sotto mano dei testi che illustravano il significato dei versi e spiegavano che dietro le parole c'erano immagini, sensazioni, simboli, sentimenti. Grazie a questo ho rivalutato Leopardi, Carducci, Ungaretti, Montale ecc... (diciamo un po' tutti i poeti nostrani, ad eccezione di Manzoni, con lui ancora non ho fatto pace!).
Infine è nato il vero e proprio interesse verso quest'arte grazie alle poesie dialettali che recitavano (e qualcuno ancora recita) gli anziani e i pastori delle mie parti.
In un altro post (che potete leggere QUI) ho parlato infatti della poesia dialettale in ottave, metrica che apprezzo particolarmente e a cui mi sono rifatto di tanto in tanto per creare qualche verso scherzoso.
Preso da questa vena, come anticipato all'inizio di questo post, ho scritto una poesia.
Ho buttato giù dei versi senza troppe pretese pensando alla mia regione, le Marche, rievocando quello spirito che nei secoli l'ha sempre caratterizzata, ovvero lo spirito della gente semplice ma lavoratrice, che ama tanto il vino e gli affettati quanto il buon vecchio lavoro manuale e la sana fatica.
Su, pensateci bene, in fondo un bel tagliere di affettati affiancato
da un fiasco di buon vino non è già di per sé un'immagine poetica?
Non vi evoca stimoli, sensazioni, pensieri, ricordi?
Forse è uno spirito che con i tempi moderni va scomparendo, ma che è ancora possibile assaporare se ci si ferma nelle contrade o  nei borghi di campagna o montani ancora abitati da coloro che, magari utilizzando un termine troppo semplice e abusato, sono definiti come "persone di una volta".
Ordunque, senza ulteriori indugi, vi propongo qui di seguito la mia poesia, sperando come sempre che possa strapparvi un'emozione o anche un semplice sorriso.
Buona lettura.

La terra del nobile uomo

Io sono la terra del nobile uomo,
di colui che non ha mai abbandonato,
che a testa bassa lavora mai domo,
sgobba sodo e ne resta appagato,
che non vuol ambrosia o dorato pomo,
ma brama sol il suo pane e salato.
Di questa semplicità sono invasa:
nobiltà cui la mia pelle è pervasa.

Perché più di un titolo, del sangue blu,
dei Pallotta, Della Rovere, Varano,
c’è un’aristocrazia che siede ben più su:
vento che soffia nell’animo umano!
È nei miei fiumi, colli e ancor più
nei monti, mare e persin nel pantano.
Che manco il fango insozza davvero
se pregno di fatica di cor sincero.

Così all’uomo qui nato ho donato
ognuna virtù che in largo ho spaso,
allorché su di me s’è inginocchiato
felice, la mia nobiltà l’ha invaso.
Io son terra nobile, hai mai pensato
che magari non è capriccio del caso
se fra tante altre regioni o stati
io son Le Marche, plurale maiestatis.

di M.N.Blackbeard

giovedì 21 febbraio 2019

Racconto - Non proprio inventati dal nulla

Avete mai sentito parlare del Premio Hypnos?
Per chi non lo sapesse è uno dei concorsi letterari italiani per quel che riguarda i racconti di genere fantastico più conosciuti nell'ambiente, indetto dalla Edizioni Hypnos che, come si può leggere nel loro sito, è "una casa editrice milanese nata nel 2010, specializzata in letteratura fantastica e weird, dedicata al recupero di classici dimenticati e alle nuove voci del weird moderno."

L'edizione del Premio Hypnos 2019 per "racconti appartenenti al genere weird o fantastico, o comunque contenenti elementi identificativi" ha visto pervenire oltre un centinaio di opere e fra i partecipanti c'era anche il sottoscritto, con un racconto dal titolo "Non proprio inventati dal nulla", di genere sicuramente poco weird ma certamente fantastico.
Oggi 21 febbraio 2019 sono usciti i risultati coi nomi dei finalisti e... non sono fra questi. Amen, va bene così. Non dico che non mi importa perché, inutile nascondersi, vincere è gratificante per ciascuno di noi, però non mi lamento dai, andrà meglio la prossima volta. Complimenti comunque ai finalisti, non vedo l'ora di leggere le loro creazioni.
Quel che posso dire con assoluta certezza è che mi sono divertito a scrivere questo racconto e che il risultato mi soddisfa, insomma, anche se non è da vittoria di un concorso, non penso sia proprio una ciofeca.
Visto che ormai sono escluso dalla volata finale del Premio Hypnos, ho deciso di pubblicarlo qui, in modo che ciascuno di voi, se ha una ventina di minuti a disposizione e se ne ha voglia, possa leggerlo.
Per invitarvi alla lettura ecco una breve introduzione:
Vi piacciono gli interrogativi tipo "Come funzionano le leggi della natura? Siamo soli nell'universo? Esistono altri mondi e altre realtà? Può un Professore di fisica universitario salvare il mondo?" Se la vostra risposta è sì allora questo racconto potrebbe piacervi.


Badate bene, non sperate di trovare eroi nerboruti, navicelle spaziali, divinità vendicative, draghi, elfi o entità sovrannaturali. La storia si svolge tutta dentro l'ufficio del Prof. Alexander Fleming e più che l'azione sono le nozioni scientifiche le vere protagoniste. E' più facile che apprezziate il racconto se siete fan di Piero Angela e SuperQuark piuttosto che de Il Trono di Spade.
Ok, ho parlato fin troppo, eccovi il racconto:
(cliccate sul link per aprirlo)

Ohi, io gli avvisi ve li ho dati tutti. Non venite poi a lamentarvi da me se non è il vostro genere.
Buona lettura

lunedì 21 gennaio 2019

Cacciatori di Negromanti - il ricavato in beneficenza

la copertina
Dopo circa un anno eccomi di nuovo a parlare della mia raccolta di racconti Cacciatori di Negromanti, disponibile su Amazon sia in formato kindle che cartaceo cliccando QUI.
Per chi è la prima volta che ne sente parlare cito la quarta di copertina: "Nel cuore dell'Italia si ergono i Monti Sibillini, un luogo mistico che da sempre è legato a episodi di magia. Questa catena in passato ha richiamato a sé streghe e negromanti che si recavano sulle cime dei monti per consacrare i propri grimori ai demoni e ottenere i loro servigi dando in cambio la propria anima. Il loro potere immondo era tale da scatenare disastri e flagelli nei territori circostanti. In un medioevo zeppo di malefici, superstizioni e arti occulte, di generazione in generazione una famiglia di cacciatori di negromanti si dedica alla lotta contro i potenti seguaci del demonio che infestano le montagne. Perché per quanto possono essere potenti le stregonerie, una lama, dopotutto, infilza allo stesso modo tanto un pollo quanto una fattucchiera."
Come appena accennato e come descritto nel precedente post, questo libro è composto da cinque racconti fantasy ambientati attorno ai Monti Sibillini durante il periodo medievale.
I Monti Sibillini, per chi non lo sapesse (ed è grave non saperlo, quindi sappiatelo!) è una splendida catena montuosa dell'appennino centrale che si snoda a cavallo fra Marche e Umbria, ed è la zona di epicentro dei disastrosi terremoti che hanno colpito la nostra penisola nell'agosto e ottobre del 2016.
Anche se ormai i giornali non ne parlano più, le zone colpite dai terremoti sono tutt'ora in ginocchio. Alcuni devono ancora ricevere le ultime SAE (soluzioni abitative d'emergenza - le famose "casette"), il 95% delle macerie non sono state rimosse, continuano dopo due anni gli accertamenti per quantificare i danni agli edifici e quindi stabilire gli eventuali contributi per la ricostruzione e ovviamente di ricostruire le abitazioni non se ne parla affatto. In sostanza, a distanza di 2 anni e mezzo ci sono persone che ancora non hanno una casa e non sanno se ce l'avranno mai... di sicuro non entro i prossimi 10 anni. Che bella prospettiva per gli abitanti e i commercianti del posto!
inutile commentare
Fra i vari paesi colpiti in territorio marchigiano, c'è Visso, dove vi è la sede del Parco Nazionale dei Monti Sibillini (che il 3 dicembre 2018, dopo mesi di vagabondaggio, ha ottenuto un container per ubicare i propri uffici... 2 anni per farsi dare un container, ho detto tutto!). Il centro storico di Visso è tutt'ora inagibile e inaccessibile se non tramite permessi speciali e con l'accompagno delle forze dell'ordine, perciò tutti i commercianti del centro sono stati stipati dentro delle casse di legno senza riscaldamento vicino a una canale a tempo indeterminato. E se d'estate dentro quelle scatolone si schiatta di caldo, ma si sopporta, d'inverno le temperature di Visso scendono tranquillamente a -10°C, ditemi voi come si può stare tutto il giorno così!
Cit. di Nightmare Before Christmas: "Dai rinchiudiamolo, chiuso in una cassa, dopo un secolo vedremo come se la passa!"
Questi coraggiosi commercianti comunque non hanno mollato e hanno creato l'associazione RisorgiVisso, facendo squadra e organizzando eventi e attività per riattirare le persone nel Comune (che era una perla per storia, arte e turismo incastonata fra le montagne) e far ripartire un minimo l'economia della zona, perché in fondo senza lavoro non c'è di che vivere e se non c'è di che vivere la gente se ne va e alla fine il territorio muore.
Proprio per aiutare queste persone che anche se in ginocchio lottano giorno dopo giorno con le unghie e con i denti per la loro terra, avevo deciso di donare il ricavato delle vendite di un anno di Cacciatori di Negromanti all'associazione RisorgiVisso.
Perciò in questo periodo sto effettuando le ultime riscossioni e, tirando le somme a ormai più di un anno dalla messa in vendita del libro, ecco il risultato: circa 100 copie vendute in totale, fra Amazon e punti vendita sparsi nel territorio, per un totale netto (ovvero tolte le spese di pubblicazione e la percentuale per i venditori a cui l'ho distribuito) di circa 180,00€.
100 copie forse non sono molte, è vero, ma a guardar bene non sono neanche poche per il primo anno di un libro inedito autoprodotto, non pubblicizzato tramite i normali canali (ho fatto solo un paio di post su facebook e basta) e non distribuito nelle librerie ma solo presso i piccoli commercianti delle zone colpite dal sisma del 2016.
Alla fine penso che posso ritenermi soddisfatto, avendo venduto tutte le copie che ho distribuito in giro. Qualcosa di meglio mi aspettavo dalla vendita on-line, ma ripeto, senza visibilità il risultato ottenuto è più che dignitoso.
A breve quindi effettuerò la donazione, sperando che nel mio piccolo possa comunque portare un aiuto ai commercianti di RisorgiVisso.

Grazie a tutti voi che avete contribuito!

Edit del 29/01/2019:
Donazione effettuata! ;o)
Ho arrotondato un po'.   ---------------------------------------------->